S.S., oggi 67enne, dal settembre 2015 non è più riuscito a pagare le rate del mutuo e perciò la banca, nel febbraio 2017, lo ha aggredito pignorandogli la casa. Disperato, alla fine del 2017 si è rivolto allo studio legale Chiericati & Partners di Lugano e oggi, a distanza di sei mesi, tutta la famiglia, può finalmente respirare. Il Tribunale di Novara, con Ordinanza del 14 giugno 2018, ha sospeso l’esecuzione, sulla base dell’eccezione di nullità ex art. 117 TUB, perché l’ISC dichiarato in contratto, che esprime il costo sintetico del mutuo al momento della stipula, tenuto conto di tutte le spese, era inferiore a quello reale. Ciò viola gravemente le leggi sulla trasparenza bancaria. Per effetto di questa nullità, le rate di rimborso imposte dalla banca non erano mai state dovute e, ricontabilizzati i pagamenti fatti fino a settembre 2015, si è appurato che S.S. era addirittura in anticipo con quanto doveva davvero e dunque la banca non poteva pretendere tutto il debito residuo e mandargli la casa all’asta.
L’avv. Rosa Chiericati, titolare dello studio, ha potuto dimostrare l’inesistenza del diritto della banca depositando due perizie, una riguardo al mutuo redatta da Filippo Gardani (Asso CTU) e l’altra riguardo il conto corrente, redatta dall’Ing. Davide Porzani, il cui saldo a debito era stato diminuito proprio con il mutuo, con la particolarità, però, che il conto era afflitto anch’esso da tassi nulli e usurari, sicché il debito era molto inferiore rispetto a quello che affermava la banca.
A Novara è la prima pronuncia di sospensione di questo tipo, la quale si allinea a ordinanze e sentenze che stanno provenendo da molti tribunali (Busto Arsizio/Chieti/Ancona/Grosseto/Pisa/Ferrara/Rieti/Torre Annunziata/Prato/Cremona, ecc), con le quali si sta dando speranza di giustizia a chi si è venuto a trovare in difficoltà involontariamente e senza colpe e per chi voglia recuperare dalla banca ciò che ha pagato inconsapevolmente in più di quanto era dovuto.
Ma ecco come S.S. si è trovato in questa situazione. Era titolare di una pompa di benzina e, per lavorare, aveva avuto bisogno di un fido di 100.000 euro dalla banca. Poiché i margini di guadagno erano sempre più sottili ed S.S. era da solo, con necessità di pagare collaboratori, si era trovato negli ultimi anni in perdita, per cui la banca gli aveva imposto di fare un mutuo, mettendo a garanzia la propria casa di famiglia, per rientrare parzialmente del fido in banca. Ha poi dovuto chiudere l’attività ed è riuscito a trovare lavoro come operaio in una attività analoga con uno stipendio di 1.200 euro al mese. Gli interessi che ogni tre mesi doveva pagare sul resto del fido e le rate del mutuo, però, lo hanno strozzato e, ad un certo punto, non è più stato in grado di pagare.
Il commento dell’avv. Chiericati: “la legislazione bancaria italiana è una delle più rigide del mondo nei confronti delle banche, poiché non ammette errori da parte delle stesse. Si tratta di una materia altamente complessa e tecnica che talvolta crea difficoltà nella sua applicazione, tuttavia, la legge c’è da moltissimi anni, va applicata e i diritti dei mutuatari devono essere difesi fino all’ultimo respiro. Come si può vedere, quando lo si fa, i Tribunali applicano la legge e le persone si salvano dalle ingiuste aggressioni delle banche”.
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