Fatti non foste a viver come vermi

“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”, ammoniva l’Ulisse di Dante.

Parole di altri tempi. Oggi, purtroppo, non si può. C’è il virus, signora mia. Dobbiamo stare a casa, ridurre la nostra vita all’essenziale.

Mangiare – lavorare – dormire – mangiare – lavorare – dormire – mangiare – lavorare – dormire

Anzi, già che ci siamo, nemmeno lavorare, tanto poi arriva il “ristoro”.

Mangiare – dormire – mangiare – dormire – mangiare – dormire –

I vermi, dice wiki, hanno un tubo digerente completo, “partendo dalla bocca presenta infatti la faringe, l’esofago, il gozzo, l’intestino e l’ano.” L’essenziale, quindi, è vivere come i vermi. Poco importa se Dio ci ha dato mani per lavorare, gambe per viaggiare, occhi per cercare, cervello per pensare…

Ecco, quello lì, il cervello, quando sta da solo, rinchiuso, non se la passa tanto bene. Fa brutti scherzi. Ansia, ipocondria, paranoia, agorafobia, autolesionismo, fino a regressione e traumi nei più piccoli. Ma ai nostri illustri Luminari, Dottori e PhD, cosa importa del nostro cervello? È risaputo, loro ne hanno uno grande, che basta e avanza per tutti.

Quindi, avanti coi divieti: non uscite, non abbracciatevi, non incontratevi, non divertitevi, non fate teatro, non fate musica. Non respirate! E perché, non riuscite? Va bene, ma almeno fatelo dentro la mascherina. Branco di screanzati! Siete forse matti? Volete contagiare, volete, insomma, uccidere?

Uccidere. È un peccato mortale, un reato. Nessuno vuole uccidere. Ma tutti, nella vita, abbiamo contagiato qualcuno, rischiato, secondo questa (il-)logica, di ucciderlo. Tutti ci siamo macchiati del Peccato Originale. Tutti dobbiamo espiarlo attraverso riti, abluzioni, clausure. Tutti dobbiamo vivere nel senso di colpa collettivo, nell’attesa salvifica del ristoro – che non arriva – del vaccino – che nessuno sa se funzioni (ma che dovete fare per forza, meglio se in versione cocktail, che fa più “movida”) – dell’Europa buona – che se siamo resilienti e inclusivi (qualsiasi cosa voglia dire) ci darà il  recòveri.

Ma siamo sicuri che se usciamo di casa, se ci incontriamo, uccidiamo? Le più recenti analisi dicono – udite udite – di NO. Il lockdown non serve. Per ridurre i contagi è sufficiente il distanziamento, la quarantena dei malati e una condotta individuale prudente. Oltre un certo limite le restrizioni non portano benefici. Perfino la mascherina, a quanto pare, non serve, perché collettivamente non viene usata nel modo corretto e per altre ragioni microbiologiche. In pratica, la scienza ci sta dicendo che i virus fanno il loro corso, se ne fregano dei dpcm, vanno e vengono come gli pare, contagiano chi gli pare, purtroppo uccidono chi gli pare. Ai nostri Luminari tutto questo non importa. Loro stessi sono la Scienza, la Verità e la Vita. Loro stabiliscono cos’è il Bene e cos’è il Male. Anche e soprattutto se passano l’intera giornata a predicare in tv e talvolta la loro competenza ricorda l’Araba Fenice.

Passi marzo 2020, quando non si sapeva nulla del virus, le terapie intensive si riempivano, nessuno sapeva che pesci pigliare, soprattutto in alcune aree della Lombardia, le più colpite al mondo. Posso capire che a marzo si volesse rispondere con tutti i mezzi possibili, oltre ogni ragionevolezza, pur di fare qualcosa.

Ma ora? Ora le terapie intensive sono vuote, gli ospedali sono vuoti. Sappiamo con precisione quali sono i soggetti a rischio, ci sono cure. I morti sembrano tanti, ma sono sparsi su un territorio vasto e popolato. A differenza di marzo, i tamponi si fanno a tappeto. Ecco allora i Luminari salirono sulla montagna: “In verità vi diciamo, senza lockdown staremmo come a marzo. Volete forse voi le bare? I camion militari per le strade?”.

Non fatevi ingannare, è la magia del controfattuale fantastico. Per fortuna ci sono i controfattuali reali. L’Italia è il Paese che ha gestito peggio la pandemia, è quello che ha chiuso di più, chiuso di più le scuole, perso più punti di PIL, eppure rimane uno dei peggiori per numero di morti. La Svezia ad esempio non ha chiuso nulla, non ha imposto nemmeno le mascherine. Secondo il ragionamento dei nostri Luminari, dovrebbe sparire dalle cartine geografiche, eppure ha avuto meno contagi e meno morti. Pratica batte teoria 6-0.

Già, la teoria. Perché i nostri bravissimi Governanti, consigliati dai più illustri Luminari, non si sono dati pena di assumere medici, non hanno aumentato i posti in specialità di cui ci sarebbe tanto bisogno. Hanno invece strologato un sistema di 21 parametri (l’equivalente accademico di “buttarla in caciara”) per stabilire zone rosse, arancioni, gialle (presto faranno anche verde blu e viola, così l’arcobaleno è completo e #andràtuttobene). Vi sarete accorti tutti che a gennaio 2021 in Italia non c’è alcuna ondata, abbiamo la metà dei positivi/morti di un mese fa, eppure siamo “rossi” e un mese fa eravamo “gialli”. ISS: algoritmi fantastici e dove trovarli.

Penso sia il caso di soffermarsi un momento su questo punto, perché il sistema delle regioni colorate – da Natale perfino i weekend sono colorati – è talmente cretino, nella teoria e nella pratica, da porre un dilemma. O è la dimostrazione che la ricerca scientifica italiana è completamente inadeguata e quindi va finanziata di più, un po’ come predica Piero Angela. O, al contrario, dimostra che ne abbiamo troppa. Troppi secchioni, boriosi e sociopatici in competizione, per cui faremmo prima ad abolire direttamente le discipline STEM. Meno derivate, più Promessi Sposi. Oggi propendo un po’ per la seconda opzione, forse perché appartengo io stesso alla “E” e il lockdown mi rende autolesionista. Più razionalmente, penso avesse ragione Bertrand Russel.

La verità è che questa storia dovrà durare ancora a lungo, perché così è stabilito, non si sa da chi, ma è scritto. Maktub. Altrimenti, per quale ragione i pratici e “frugali” tedeschi si darebbero pena di costruire dei campi di detenzione per “dissidenti covid” (il lupo perde il pelo…)? E infatti, alla bisogna, ecco pronte le varianti: quella inglese, quella brasiliana, quella sudafricana. Presto arriverà il COVID21, capriccioso e mortifero più di prima, immune al vaccino e alla magia nera.

Da un anno camminiamo sull’orlo della follia. Sì, follia, perché basta estraniarsi un poco per vederla, astrarsi nel tempo o nella disciplina. I ragazzi non vanno a scuola da 10 mesi, ma quale bisnonno direbbe a suo nipote: “stai a casa, caro, non andare a scuola, rimani una capra ignorante, perché, sai, c’è una possibilità su diecimila che mi attacchi l’influenza e io sono a rischio”. Nessuno! E infatti gli anziani, saggi, gironzolano per la piazza del paese. Perché chi ha vissuto molto sa bene che ci sono cose più importanti di mangiare e dormire. C’è la vita. Loro lo sanno che un anno di vita è tanto. Noi sembriamo averlo dimenticato. Molti han perso un anno di vita e c’è chi sta perdendo molto di più: il lavoro, il negozio, la casa.

E allora, come posso trattenere la nausea quando sento i grandi del mondo pontificare di nuova normalità, nuovo mondo post pandemia, ricostruzione, reset. Ma di cosa andate blaterando? Io voglio il vecchio mondo. Al diavolo le mascherine, al rogo l’autocertificazione! Voglio lavorare, viaggiare, rivedere il Messico e il Giappone.

Di fronte alla follia della scienza che si fa dogma, di fronte alla paura della peste, che sta distruggendo Atene, travolto dall’impotenza, ma inguaribile ottimista e fiducioso nell’umanità quale sono, non posso che appellarmi alla ragione. Spegnete la tv, spegnete quel dannato smartphone! Leggete, cercate, la vita è là fuori! Oltre quel velo di menzogne, oltre quella cappa di depressione, oltre quella maschera che vi fa rassomigliare a tanti zombie.

Non siate vermi (e, per carità, non mangiateli). Usate le mani, le gambe, il cuore, la mente. Siate uomini e non abbiate paura!

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